La trasformazione digitale nella cultura sarà sempre più determinante negli anni a venire anche grazie alla forte spinta prevista dal PNRR per il settore cultura e turismo. Quindi si sentirà sempre più spesso parlare di trasformazione o transizione digitale nel settore cultura e turismo ma penso sia interessante riflettere su cosa ci si aspetta da questa trasformazione.
Il punto di partenza
L’Italia si posiziona oggi al 25esimo posto in Europa come livello di digitalizzazione (DESI 2020), a causa di vari fattori che includono sia la limitata diffusione di competenze digitali, sia la bassa adozione di tecnologie avanzate, ad esempio le tecnologie cloud. Questo si evince anche dal basso livello di investimenti in digitalizzazione e innovazione, soprattutto da parte delle piccole e medie imprese che costituiscono la maggior parte del nostro tessuto produttivo .

E il settore del turismo e della cultura son in linea con questa tendenza: nonostante l’Italia sia il paese con il maggior numero di siti UNESCO nel mondo, non riesce a posizionarsi al vertice in Europa come numero di visitatori.
A questa situazione consolidata nel tempo si è aggiunta la pandemia che ha significativamente colpito le aziende del settore e modificato le abitudini del pubblico che ha reindirizzato le proprie scelte in base sia alla prossimità territoriale, che all’offerta digitale messa a disposizione. Tuttavia su questo fronte, si evidenzia ad esempio, che solo il 30% dei musei (intervista a Blangiardo) risulta aver completato la catalogazione digitale del proprio patrimonio.
In questa situazione paradossale si inseriscono i finanziamenti e le iniziative sostenute dal PNRR di cui parleremo in seguito, non senza però aver fatto una premessa sul contesto
Le risorse realmente a disposizione per la trasformazione digitale nella cultura
Secondo i dati Istat relativi al 2019 infatti sono 4.880 i musei e gli istituti similari presenti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale. Circa un comune su tre ospita almeno un museo, un’area archeologica e/o un monumento. Un patrimonio dal valore inestimabile, che non solo offre alle persone l’opportunità di accrescere la propria conoscenza e cultura anche fuori da scuole e università, ma che contribuisce in maniera significativa anche all’economia del nostro paese.
Questa capillarità ha però dei limiti intrinseci, collegati alla disponibilità economica, di personale e di competenze che appaiono evidenti se si considera la dimensione di buona parte di questi musei o comuni.

Flusso dei visitatori nei musei o istituti similari, dati ISTAT 2017
Monitorando il settore da qualche tempo e collaborando con enti e istituzioni spesso ci si rende conto che ci sono delle proposte fantastiche in materia di trasformazione digitale, delle idee innovative e dei progetti molto interessanti, che poi però finiscono per scontrarsi con la scarsa disponibilità di tempo e di skills digitali delle persone che dovrebbero prendere in carico l’iniziativa una volta concluso lo sviluppo. Questo non perchè le persone non siano in gamba, ma perchè devono occuparsi di tante altre questioni e umanamente in assenza di uno staff strutturato certi progetti digitali non riescono a esprimere tutto il loro potenziale.
Inoltre se al giorno d’oggi avere un sito web dovrebbe essere scontato , e l’attività sui social dovrebbe essere quotidiana (ma basta guardare sui vari canali per vedere che spesso le piccole realtà museali o i piccoli borghi non hanno una presenza social al di là di qualche informazione istituzionale) un dato che secondo me significa molto in termini di presenza nel mondo digitale è questo: “circa l’86% dei ricavi dei musei deriva dalla vendita di biglietti d’ingresso in loco, e nell’indagine realizzata poco prima dell’emergenza l‘investimento in sistemi di ticketing, gestione delle prenotazioni e controllo degli accessi era indicato come priorità per il futuro solo dal 6% delle istituzioni” (Link articolo del Sole 24 Ore)
Quindi se la trasformazione digitale è da ritenersi un elemento chiave per il brand Italia, è necessario partire dalle basi e da strumenti che possano garantire la massima efficienza con il minimo sforzo, in modo da garantire la massima visibilità, anche all’estero, e raggiungere pubblici impossibili da intercettare di persona.
Qualche spunto di riflessione per una trasformazione digitale easy
Cercando idee “da copiare” da altri musei, enti , piccoli borghi in giro per l’Europa si trovano moltissimi spunti a dimostrazione che spesso una buona idea non necessità di strumentazione costosa o lunga progettazione.
- I social sono sicuramente al giorno d’oggi lo strumento migliore per raggiungere il grande pubblico nel mondo digitale, compresi i millennials, per poi cercare di portarli alla visita di persona. Di esempi ne potete trovare tantissimi (ad es. a questo link). Uno degli esempi che più mi ha ispirato è quello di un Museo sulla seconda guerra mondiale , nei Paesi Bassi, che in occasione di un anniversario ha deciso di creare un profilo Fb di un ipotetico ragazzo comune dell’epoca che si è trovato a partire per la guerra. E scattando foto degli oggetti bellici (quindi con elementi che erano già a disposizione) , raccontando gli eventi (che loro ben conoscevano) e trasmettendo le emozioni di questo ragazzo hanno creato un profilo da centinaia di migliaia di follower (da tutte le nazioni) sui quali andare poi a proporre iniziative mirate e campagne specifiche.
- una volta creato un proprio pubblico è necessario coinvolgerlo. Avevamo già affrontato questo tema in questo articolo. Anche in questo caso gli strumenti a disposizione sono infiniti, a basso costo e facilmente implementabili. Questo perchè la fortuna di un museo o di un borgo italiano è quella di avere oggetti da far vedere, cose da raccontare, opere di cui parlare…insomma la materia prima non manca, bisogna solo darle una connotazione “più digital”. Perchè non stimolare il proprio pubblico con piccoli video che raccontano storie interessanti, o con dei concorsi che ne stimolino la partecipazione , o con attività interattive che permettano di approfondire meglio le caratteristiche di una determinata opera. Se è vero che nel terzo millennio la parola d’ordine è interazione, questo bisogna ricercare nelle proprie iniziative e qui vi riporto un altro valido esempio.

Durante il lockdown il museo di Londra ha invitato i suoi visitatori (ovviamente obbligati a casa) a registrare i nuovi “rumori” della città deserta, perchè chiaramente anche quello era un evento difficilmente ripetibile (almeno speriamo) e che meritava di essere “esposto”.
- una volta che la relazione con il proprio pubblico è consolidata, che lo abbiamo reso partecipe delle nostre iniziative e che abbiamo capito quali sono i maggiori interessi che lo animano, sarà molto più facile promuovere eventi, organizzare attività e trasformare l’utente digitale in un visitatore reale. Questo è l’obiettivo del digital marketing e se il settore del turismo e della cultura italiani devono ottenere maggiore visibilità sui mercati mondiali è da qui che devono partire. Altrimenti la massa di visitatori continuerà ad essere appannaggio delle grandi realtà con tante risorse e disponibilità economiche, mentre i nostri infiniti, piccoli tesori resteranno tagliati fuori dagli itinerari delle masse a vantaggio dei pochi cultori locali. Inoltre il mondo digitale, con la sua elasticità e tutte le sue potenzialità, agevola le collaborazioni e permette di realizzare con gran facilità iniziative congiunte, in modo da condividere gli sforzi e creare dei percorsi culturali indipendenti dalla distanze fisiche. Le possibilità sono infinite e facilmente implementabile, l’unico limite resta la creatività.
Il PNRR a supporto della trasformazione digitale nella cultura e nel turismo
Il dato di fatto da cui partire è che per la trasformazione digitale nella cultura e nel turismo è stato stanziato il 2,44% dei fondi disponibili, parti a ben 5,74 mld di euro destinati , fra gli altri, alla digitalizzazione del patrimonio artistico, alla valorizzazione delle bellezze paesaggistiche, del patrimonio rurale e dei piccoli borghi, i giardini e le ville storiche, alla formazione del personale e incremento degli skills digitali, in un’ottica di “Turismo e Cultura 4.0”.
La digitalizzazione e il miglioramento del “patrimonio fisico” sono orientati a costituire un vero e proprio “patrimonio culturale per la prossima generazione”. In particolare gli obiettivi della trasformazione digitale nella cultura e nel turismo promossi PNRR sono riportati d seguito

Ci sono diverse linee di investimento che rientrano nel piano per la trasformazione digitale nella cultura e turismo e in particolare nei prossimi approfondimenti ci andremo a focalizzare su:
- Attrattività dei borghi
- Processi di upskilling e reskilling degli opeatori culturali
- Creazione di un patrimonio digitale della cultura
