Vi siete mai chiesti chi sia realmente la donna rappresentata nelle Gioconda e che cosa voglia dirci con quello sguardo? E la Ragazza con l’orecchino di perla era la figlia, l’amante o la modella di Jan Vermeer? O siamo sicuri che tutte le stelle cadenti che vediamo siano davvero stelle ? O può morire una statua?

Quante cose si potrebbero dire per incuriosire il visitatore e spingerlo ad approfondire e visitare la mostra. Per questo vorrei aprire una breve parentesi sul tema del digital storytelling destinato a musei e beni culturali, perchè , fra tutte le valide soluzioni digitali che son state proposte ai musei in questo periodo, credo che questa meriti un approfondimento per la sua semplicità di realizzazione, economicità ed efficacia.

Tutto sta nella narrazione

I nostri musei e i beni culturali in generale a tutt’oggi ancora non brillano nel campo della cultura digitale, resta però innegabile che il periodo Covid ha dato gioco forza un grande impulso, dovuto anche alla necessità, verso la scoperta di nuove strade. E’ chiaro che però non ci si può improvvisare e la presenza nel mondo digitale va studiata, curata e alimentata. D’altro canto , con tutta la bellezza che ci circonda, creare contenuti validi che attirino non è per fortuna un problema, e questo è un nostro grande vantaggio.

Per questo partire con soluzioni di facile realizzazione e immediato ritorno può e deve essere una strada da considerare, anzi a mio parere deve diventare una prassi che accompagna qualsiasi mostra o centro turistico d’Italia.  

Come dicevamo trovare immagini “instagrammabili” in Italia è tutt’altro che difficile, il renderle interessanti è invece altra questione e qui la narrazione la fa da protagonista. La narrazione quella digitale, quella che è apprezzata sui social, quella rapida, mirata, ironica che stimola senza annoiare e che ha ben a mente che la capacità di concentrazione dell’utente è ridotta all’osso. Quindi è inutile perdersi in grandi approfondimenti e aprire mille parentesi, l’utente vuole essere incuriosito e ricevere un messaggio chiaro possibilmente accompagnato da belle immagini e musica piacevole.

Nelle nuove arene dei social e dei blog bisogna definire la propria identità e il proprio stile  in modo da essere unici e facilmente riconoscibili ma al contempo adottare il linguaggio dell’interlocutore e fornire contenuti audiovisivi che arricchiscano l’esperienza all’interno del museo o nel centro storico del paese, che forniscano spunti, che stimolino il visitatore a curiosare ed approfondire e interagire, coinvolgendolo in confronti, iniziative, concorsi e rendendosi disponibili al dialogo.

Ed ecco che , come i cantastorie di un tempo, si può ricorrere ai racconti che possano avvicinare il pubblico  e che quindi :

  • Emozionino e incuriosiscano
  • Siano comprensibili al maggior pubblico possibile senza essere banali
  • Siano di qualità, perché con le tecnologie che oggi son a disposizione di tutti, l’approssimazione non è più concessa.

Questi son elementi fondamentali, soprattutto se consideriamo pubblici particolarmente “ostici” come quello dei Millennials, estremamente desiderosi di lasciarsi coinvolgere da esperienze di valore, ma allo stesso tempo a cui non piacciano messaggi pubblicitari o promozionali confezionati in modo classico. Per questo bisogna sforzarsi di affrontare i temi da un punto di vista inedito, che crei scompiglio e rinnovi l’interesse per argomenti che, gestiti sempre con gli stessi modi, risultano ormai banali . 

Scegliere una storia

Ci sono storie ovunque all’interno di un museo (ma potrebbe essere anche il paesino caratteristico con le sue bellezze, tanto per dire): storie sulla fondazione dell’istituzione, la storia dell’edificio, delle collezioni e i relativi collezionisti, dei singoli oggetti e le persone che li hanno realizzati, usati, venduti o posseduti. Forse ce ne sono anche troppe e il difficile è individuare quella giusta.

L’esempio che più mi ha entusiasmato di digital storytelling l’ho scovato sulla rivista digitale Brand Today che cita l’iniziativa adottata dal Musée de la Grand Guerre du Pays de Meaux nel lontano 2014 che, chiedendosi come fare ad avvicinare i millennials e le generazioni successive a campi di battaglia, trincee e e storie dei soldati, ha fatto una scelta a mio parere assolutamente vincente, creando il profilo fake su Fb di un soldato della Prima Guerra Mondiale che è stato aggiornato quotidianamente per 10 mesi e nel quale venivano condivise le sue ansie e i timori rispetto alla guerra, caricando foto, vignette, pensieri tutti elaborati dallo storico del museo. Alla morte del soldato in guerra sopravvive un risultato eccezionale: 60.000 persone raggiunte, follower che di giorno in giorno leggevano e partecipavano alla sua tragica storia.

Questo dimostra come, conoscendo gli strumenti e avendo a disposizione competenze e contenuti, si può trovare la chiave giusta per stimolare l’interesse di tutti. 

Strutturare i contenuti

Una volta che si è inquadrata la storia che si vuole raccontare, non bisogna fare altro che individuare il materiale che si può utilizzare (e sicuramente in un museo ce ne è tanto) e dargli la giusta collocazione all’interno dei propri contenuti. Che sia un profilo fake di FB, un corso introduttivo o di approfondimento, una pillola di pochi minuti ma di alto impatto da lanciare sui vari social, l’obiettivo deve sempre essere quello di stimolare l’utente al di fuori della mostra o del nostro contesto per portarlo poi dentro. Oppure per tenere i contatti dopo che ha terminato la visita, magari con integrazioni che possono essere di approfondimento di quanto appena visto, in modo da tenere viva l’attenzione e preparare il terreno per successive iniziative. E l’aspetto più interessante nel 2021 è che davvero con tutte le tecnologie disponibili e la qualità delle immagini che anche solo un telefonino può garantire, i contenuti si realizzano praticamente a costo 0, permettendo di dirottare il grosso degli investimenti su tutto quello che è digital marketing, elemento fondamentale e necessario per chiudere il giro.

Se ti interessa approfondire un pò di più la nostra idea di partnership per quanto riguarda musei, beni culturali, centri turistici, ecc, abbiamo provato a riassumerla in questa infografica (scaricala qui sotto).